Il viaggio è da sempre un argomento che ha affascinato scrittori, filosofi, poeti. Ha ispirato non solo capolavori letterari, ma anche veri e propri modi di vivere. Viaggiare è dunque una parte importante della vita di ciascuno di noi e, soprattutto, dei giovani, dal momento che contribuisce a completare la loro formazione. Per i ragazzi, infatti, viaggiare non significa soltanto prendersi una pausa dalla routine quotidiana, dalla scuola, dalla famiglia e dagli amici, ma anche arricchire il proprio bagaglio culturale.
Innanzitutto – ed è una frase che abbiamo sentito tutti almeno una volta nella vita – viaggiare apre la mente. Cosa vuol dire? In primo luogo abbattere le barriere e i pregiudizi. Entrando in contatto di persona con usi, costumi e tradizioni differenti si sviluppa non solo il proprio spirito di osservazione, ma si impara a guardare il mondo da un altro punto di vista. Ciò accade non solo quando si va in un Paese straniero: anche all’interno del proprio ci sono tantissime particolarità e usanze che vale la pena scoprire. Va da sé che prima si inizia questo percorso di formazione culturale, meglio è.
Viaggiare offre anche un altro grande vantaggio: rende indipendenti. Niente genitori che dicono cosa fare o che si preoccupano per te: per un ragazzo partire all’avventura, ancorché con un viaggio organizzato, significa ritagliarsi un proprio spazio, lontano dalla “comfort zone” della famiglia. E sì, la libertà è sicuramente divertente. Ma anche in presenza di un problema bisogna imparare a cavarsela da soli. Viaggiando, si impara a farlo.
Un altro beneficio del viaggiare, per i ragazzi, consiste nel sviluppare il proprio spirito di adattamento. Non solo nella misura in cui si deve essere pronti ad affrontare situazioni alle quali non si è abituati, ma anche nell’assimilare le usanze del Paese in cui si è in visita. Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che non ci piacciano tanto le verdure ma ci troviamo ospiti, ad esempio per un soggiorno linguistico, di una famiglia dove si cucinano molto. Se a casa nostra possiamo permetterci di rifiutare qualche pietanza, alla tavola degli altri diventa più difficile, pena l’apparire riprovevolmente scortesi. Forse una volta tornati a casa ci ingozzeremo di pasta e patatine fritte, ma almeno avremo imparato ad adattarci! E, per i giovani, soprattutto con i tanti comfort che hanno oggi a disposizione fin da piccoli, questo non può che essere un ottimo insegnamento!
D’altra parte, se da un lato viaggiare vuol dire adattarsi (e alle volte può essere difficile farlo) dall’altro significa anche sviluppare una certa intraprendenza. Un equivoco, un vocabolo in lingua straniera che non ci torna in mente o che non conosciamo o un’avventura non preventivata nel programma di viaggio sono tutti imprevisti che ci permettono di mettere alla prova la nostra intelligenza e anche il nostro coraggio. Del resto, che viaggio sarebbe senza un pizzico di adrenalina?
A proposito di vocaboli dimenticati, abbiamo tralasciato finora un aspetto fondamentale del viaggiare fin da ragazzi: imparare le lingue! È innegabile: per quanto si possa studiare un idioma sui libri di testo, nulla equivale a vivere la quotidianità. Essere ospitati da una famiglia del luogo, piuttosto di prendere i mezzi pubblici o andare al cinema consente di arricchire parecchio il proprio vocabolario, includendo anche i modi di dire, le espressioni e le locuzioni che sono frequentemente usati nella lingua parlata ma che difficilmente si ritrovano nei testi scolastici.
In conclusione, quindi, viaggiare fa diventare grandi. Sul serio. Per farlo in sicurezza, si può optare per un’esperienza di studio all’estero o un viaggio organizzato da associazioni e agenzie, come ad esempio British European Centre, da cinquant’anni nel settore. Non resta che riempire lo zaino o fare la valigia e iniziare l’avventura